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La torre di Pisa 

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La torre di Pisa 

Scavava nel suo vecchio baule, quello che gli aveva regalato suo padre quando era bambina, con lo scopo di mettere da parte tutte le robe strambe che comperava durante le gite scolastiche.

Ma Aurora si era svegliata reduce da un incubo, nel quale la Torre di Pisa che aveva comperato a Firenze da una bancarella era diventata improvvisamente dritta, perfettamente perpendicolare al cielo. Scavava e scavava finché non la trovò e poté constatare con i propri occhi che l’incubo apparteneva alla realtà.

Scivolò giù dalle scale del secondo piano, aprì il PC e controllo’ le prime pagine dei giornali. Quel sogno così vivido e quel modellino che si era raddrizzato come per magia le avevano attaccato un’ angoscia tremenda.

Si rese però conto che forse, sia l’incubo che la realtà andavano interpretate, così si rivolse ad un interprete di sogni e simboli.

L’interprete le svelò che la Torre rappresentava qualcosa che le apparteneva, non sapeva bene cosa, e che l’improvviso raddrizzamento stava a simboleggiare che quel qualcosa si stava incanalando nella direzione giusta.

Quando uscì dallo studio dell’interprete Aurora, mentre verificava l’orario del primo treno per tornare a casa si scontro’ con un giovane, di bell’aspetto, ben vestito, e dall’aria pulita.

“Mi scusi mi sono distratta,” disse Aurora.

Nello scontro il telefono della ragazza cadde e lo schermo si crepò tutto quanto.

Aurora lo raccolse e imprecò.

“È colpa mia,” ammise il ragazzo, “Lasci che la accompagni a mangiare un boccone e che le risarcisca il danno.”

“Dice davvero?” Domandò la giovane.

“Venga,” le intimo’ il ragazzo. “Conosco un ristoratore che fa delle bistecche alla fiorentina fantastiche. Lasci che le offra il pranzo e poi penserò a come rimediare per l’incidente.”

Aurora spalancò gli occhi. Stette in silenzio qualche secondo e poi disse:”ok…”

 

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