Jay Porter
Stava ingobbito davanti al tavolo. Una bottiglia di whiskey, la sigaretta che pendeva dalle labbra e le mani che tenevano stretto un foglio che i suoi occhi contemplavano con attenzione.
Tiro’ dalla sigaretta, poi fece scivolare la mano sul cappello nero e se lo tolse. Lo fece volare dall’altra parte della stanza.
I conti non tornavano per Jay Porter e questo lo irritava come non mai. Si sollevò dalla sedia e si spogliò anche del cappotto nero. Rimase con la camicia, il panciotto e la cravatta. Si liscio’ all’indietro i capelli con la mano e tirò una seconda boccata dalla sigaretta.
Cinquemila dollari che ballavano tra l’offerta del Pietrasanti e quella del Ballario.
Ma Jay non poteva correre dietro quei cinquemila testoni ad occhi chiusi. Si il Ballario offriva meno ma aveva un arsenale di armi che gli avrebbe messo a disposizione se fosse scoppiata una guerra tra Jay e i suoi capoccia. Però gli stringeva il cuore svendere a seimila dollari invece che undicimila il gioiellino con il quale bruciava i semafori del paese. Era una situazione di merda. Ma bisognava prendere tutto quanto per le palle. Jay alzò il ricevitore e chiamo’ il Ballario.
‘Ei coso…’
‘Chi parla?’
‘Sono Jay, accetto la tua offerta.’
‘Ah Jay, amico mio, come te la passi?’
‘Lascia perdere le fesserie, ho detto che accetto la tua offerta!’
‘Quando posso passare a ritirarla?’
‘Mi serve un favore però.’
‘Ehi Jay, a me mi conosci, puoi chiedermi qualsiasi cosa.’
‘Mi serve un ferro per stanotte.’
‘Un ferro dici?’
‘Si canna corta.’
‘Passa da me dopo cena, vedrò di aiutarti’
‘A dopo allora.’
‘A dopo Jay.’
Montai sulla mia auto e mi diressi a casa di quel porco del Ballario.
Dovevo fare saltare una testa, non potevo più aspettare.