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Meloni contro la giustizia, non sa più se sarà l’erede di Berlusconi o meno

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Meloni contro la giustizia, non sa più se sarà l'erede di Berlusconi o meno

Meloni contro la giustizia, non sa più se sarà l’erede di Berlusconi o meno

Meloni contro la giustizia, non sa più se sarà l’erede di Berlusconi o meno.

“Sarò l’erede di Berlusconi.” Aveva esordito così Giorgia Meloni alcune ore dopo la scomparsa dell’ex Premier Silvio Berlusconi, salvo poi alcuni giorni dopo affermare tutto il contrario: “Non farò la fine di Berlusconi.”

Il punto è che complice anche la posizione del Ministro della Giustizia Nordio, chiaramente schierato contro i suoi ex colleghi, Meloni si trova a doversi confrontare a viso aperto con la giustizia.

Dopo lo scoppio del caso Santanchè che sta alimentando le cronache sui giornali, e dopo le indagini ai danni di Delmastro per aver conferito con un collega questioni non a lui competenti, arriva sul banco degli imputati il figlio di Ignazio La Russa, accusato di stupro ai danni di una ragazza dopo una serata in discoteca.

Ed ecco che l’esecutivo Meloni si trova a dover fronteggiare dunque le toghe.

Giuseppe Santalucia, presidente dell’Associazione nazionale magistrati è intervenuto in risposta al Governo: “Un attacco pesantissimo, ancora più insidioso perché riferito a fonti anonime, a cui sono seguiti due attacchi dal ministero della Giustizia. Critiche pesantissime, il tema è la legittimazione della magistratura, queste sono accuse che colpiscono al cuore la magistratura.”

“Stiamo occupando le cronache senza volerlo. Si parla di scontro tra politica e magistratura, è uno scontro non voluto che stiamo subendo e che si è innalzato senza che noi si sia fatto nulla. La magistratura non ha alcuna voglia di alimentare lo scontro, ma quando il livello dello scontro si alza il silenzio sarebbe l’impacciato mutismo di chi non sa reagire a una politica che mostra i muscoli verso una istituzione di garanzia. Il silenzio sarebbe un arretramento, e noi non arretriamo davanti alla difesa della Costituzione”.

Santanché dichiara: “Contro di me pratiche sporche e schifose.”
La risposta di Santalucia: “Non sappiamo nulla di quello che è avvenuto sul caso Santanchè, ma il ministero della Giustizia dovrebbe fare il contrario, non manifestare sconcerto ma avendo poteri ispettivi chiedere una relazione su quello che è successo. Il ministro avrebbe dovuto fare altro, questo mi sarei atteso, una indagine immediata per disperdere ogni sospetto malizioso, e se era avvenuto qualcosa procedere nei confronti del singolo.”

“Il sospetto – chiosa il Presidente dell’ Anm – è che le riforme costituzionali siano sbandierate non perché si crede servano a migliorare il sistema, ma come risposta di punizione nei confronti della magistratura. Se questo è, io chiedo con rispetto e umiltà di cambiare passo. Il ministro aveva assicurato che queste riforme non sono in un orizzonte immediato ma ora ha detto che occorre accelerare sulla separazione delle carriere perché un giudice non è stato d’accordo con un pm. Noi vogliamo discutere di riforme che sembrano utili e di quelle che utili non ci sembrano, non interferiamo.”

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