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Nessuno è morto

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Nessuno è morto

Indossava uno sguardo severo e un abbigliamento classico blu, rigato fine d’alta moda. Chiacchierava con la sua consulente, gli occhiali, un modello sobrio rotondo, nella mano destra, che agitava mentre spiegava che cosa si doveva fare e come lo si doveva fare.
I suoi capelli biondi erano luminosi, un poco sottili, ma ancora pieni di vitalità.
La sua consulente prendeva appunti e ogni tanto tirava su il capo e la fissava persa nei suoi discorsi. Era chiaro che pendesse dalle sue labbra se uno come me in quel momento faceva bene attenzione a quelle due donne sedute in un angolo della caffetteria più de mode’ della città.
Ad un tratto la donna con i capelli biondi alzò gli occhi e mi scoprì che cercavo di captare di quanto stessero convenendo. Pensai: “Adesso mi rimprovera.” Invece i suoi occhi mi studiarono per qualche secondo. Sarà stato il mio abbigliamento o il giornale aperto sul mio tavolino alla pagina Affari e Finanza, sta di fatto che non ebbe una reazione scomposta, non dovette neanche dissimularla. Anzi pareva quasi che si aspettasse che avrei teso l’orecchio verso di loro.
Si mise gli occhiali sul naso e invitò la sua consulente a pagare il conto e ad andare via.
Nel momento in cui si alzarono dalle sedie decisi di accendermi una sigaretta fuori, quindi le superai mentre affrontavano il corridoio che portava alla cassa del bar e uscii.
Quando uscirono anche loro, la donna bionda mi lanciò un’occhiata enigmatica. Non mi scomposi e continuai a fumare, affascinato da come fosse vestita e dal portamento elegante col quale si muoveva.
Pagai il conto anche io. Un panino con tonno, mozzarella e olive. Uno dei miei panini preferiti. Quando m’incamminai verso la macchina feci tappa in un altro bar. Sentii il bisogno improvviso di un caffè seguito da una sigaretta.
Entrai nel locale. Dietro il bancone un uomo sulla cinquantina, di carattere mite si può dire, osservando come mi accolse.
Ordinai un caffè lungo macchiato. L’uomo non esitò e fece che andare a prepararlo. In quei pochi secondi che mi separavano dal caffè – uno specchio obliquo era appeso proprio sopra la vetrina degli alcolici – cercai di specchiarmi per dare una controllata al look. Ma il mio riflesso non c’era. L’uomo tornò con il caffè, me lo servì e mi indicò lo zucchero lì vicino. Mi avvicinai di più al bancone e controllai di nuovo lo specchio. Ora il mio riflesso c’era. Modellai un poco i ciuffi subito in punta alla fronte e poi feci che bere il caffè.
Pagai e uscii. Iniziò a piovere ed ero senza ombrello. Una seccatura. Appesi la sigaretta alle labbra sotto la tettoia fuori dal bar, cercai l’accendino nelle tasche, ma niente. Dovevo averlo dimenticato alla caffetteria. Poi dal vicolo in fondo alla mia destra, quello che confluiva con la piazza in cui vi era il bar uscirono la donna bionda e la sua consulente. La donna mi lanciò un’occhiata di nuovo, pochi secondi, poi mi supero’ e continuò per la sua strada.
Mi venne in mente che in fondo, dentro al vicolo, c’era l’obitorio dell’ospedale. Incuriosito feci due passi.
C’erano i ragazzi che trasportano i defunti nelle casse da morto che aspettavano qualcuno. Chiesi l’accendino. Poi aggiunsi: “Chi è mancato?” “Nessuno,” risposero quelli.
Poi ecco la bara e la macchina funebre.
Tornai a casa più insospettito che mai.
La sera dopo tornai. “Chi è mancato oggi.” “Nessuno,” risposero quelli e di nuovo arrivò la cassa con l’auto per il funerale.
La sera ancora dopo stessa scena.
Feci finta di nulla e andai alla caffetteria. Era affollata. Mi sedetti, aprii il giornale e iniziai a leggere. Poi un conoscente mi salutò, si avvicinò e mi domandò: “Ma perché sei sempre solo?” Piegai le labbra in un ghigno e risposi “Nessuno mi vuole penso.”
“Non te la prendere,” disse quello, “Hai visto che tempaccio in sti giorni?”
“Cosa ti ho detto prima?” Gli domandai.
“Come scusa?”
“Prima, alla tua domanda…cosa ho risposto?”
“Che nessuno ti vuole…”
“Scusa devo andare!”
Corsi verso l’obitorio ma mi trovai un cartello che diceva: ‘l’obitorio è in fase di ristrutturazione, per tanto fino a data da destinarsi resterà inagibile’

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