Perché vogliamo gli Africani e non gli italiani

L’attuale scenario occupazionale, che si parli di industrie, le più varie, dal settore alberghiero, al settore GDO, alle botteghe o artigiani, e molti altri settori, lamenta un decremento di risorse, altresì forza lavoro, che in cambio di uno stipendio – a volte questo è in rapporto con l’età, con l’esperienza e con l’andamento dell’economia industriale – si rifiutano di lavorare. Numerosi sono i casi emersi negli ultimi mesi. Ristoranti che si lamentano perché i neo cuochi o camerieri – hanno scelto loro di studiare quelle discipline – preferiscono abbordare una bella figa in discoteca o in un locale, imprese che denunciano un denutrimento insensato di competenze e di strumenti base per poter svolgere mansioni per cui vengono pagati.

La sostituzione etnica altro non è che la compensazione di tali risorse per non fare scivolare imprese e aziende nei momenti di ripresa in uno stato di congelamento.

I giovani italiani non vogliono lavorare. Ma non solo non vogliono lavorare. Non vogliono nemmeno studiare. 

Ecco che imprese e aziende sono a corto di risorse e competenze e si vedono costrette a ricercarle altrove.

Noi ci schieriamo a favore di tali manovre sostenendo quindi tutte le filiere industriali e schierandoci contro chi preferisce il reddito di cretinanza piuttosto che inserirsi nel mercato del lavoro, fare esperienza e mano a mano migliorare il proprio status sociale ed economico. 

 

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